Il “Trad” è quello che una volta era l’alpinismo, prima dell’avvento dello spit. Sta tornando di moda sull’onda del British Style.
Ma è solo moda o nasce da un desiderio profondo dell’alpinista di confrontarsi con la montagna in maniera pulita?
Riportiamo qui di seguito l’intervento di Rolando Larcher, di ritorno dall’apertura di British way, via trad-izionale aperta con Maurizio Oviglia in Sardegna.
“Il trad fa più trend? Qualche giorno fa ho letto su un forum internet, in una delle interminabili discussioni sullo spit si-spit no, la frase “il trad, oggi, è solo sulle riviste”. La cosa mi ha fatto sorridere, pur contenendo un innegabile fondo di verità, specialmente se pensiamo al “trad” (oggi lo chiamano così..), come alle salite estreme tipo hard-grit protette da micronut e schifezze varie… Però non ho potuto fare a meno di pensare ai miei inizi, quasi 30 anni fa, rigorosamente “trad”… ed ho riportato alla mente gli anni delle scalate in Valle dell’Orco, quando gli spit non sapevamo neanche che esistessero. Facevamo i resting, certo, ma eravamo anche spesso senza rete ed una caduta avrebbe avuto gravi conseguenze! Poi ho ripensato al 1994, quando proprio sulle pareti della Punta Cusidore, dopo aver sperimentato tutti gli stili, avevo sentito l’esigenza di aprire una via non solo senza spit, ma anche senza chiodi e martello, lasciandoli cioè a casa. Verrebbe quindi da osservare che il “trad” c’è da sempre, e che è solo ora che “il trad fa trend”. Forse lo si vuole a tutti i costi vestire come un’attività alla moda, un po’ élitaria, un po’ snob ed ha ragione chi afferma che è solo la scoperta dell’acqua calda. Certo, i pionieri dell’alpinismo salivano in “trad”… ma davvero non c’è stata nessuna evoluzione in questo stile?Paradossalmente, dato che sono conosciuto come un trapanatore seriale, ho sempre avuto un debole per il clean-climbing e l’ho sempre ritenuto lo stile più nobile per salire una parete… ma si sa che quando ti appiccicano un’etichetta è dura staccarsela! Nel 2000, ad esempio, dopo aver visto il video Hard Grit al Festival di Trento… forse fui uno dei pochi a cui il film fece riflettere… al punto che di a lì a poco passai ai fatti, creando la prima falesia italiana completamente trad, sul modello inglese. Successo ovviamente nullo, come mi aspettavo… in compenso mi accusarono di istigare i giovani al suicidio, critiche che arrivarono nero su bianco alla redazione della rivista che pubblicò l’articolo sulla falesia. Negli ultimi anni non mi sono perso d’animo, ed oltre ad aprire almeno una o due vie l’anno in questo stile, ho iniziato a viaggiare in Inghilterra avendo così modo di studiare meglio lo stile inglese. Molti oggi credono che salire all’inglese sia provare con la corda dall’alto fino a conoscere a memoria la via… quindi farla da primi come si scala una solitaria integrale. In realtà questa è solo una tecnica per arrivare a concatenare le headpoint, ovvero salite durissime che esigono un perfetto equilibrio tra forza e psiche. La gran parte degli inglesi pratica invece la scalata a vista con protezioni naturali… e senza avere con sè il martello, particolare a ben vedere non del tutto irrilevante, dato che spesso non si tratta di bei muri a nette fessure da due pollici. Per sincerarsi di ciò che dico, basta usufruire di una delle tante promozioni low cost… un viaggio in Inghilterra potrebbe costarvi meno di un week end ad Arco…ma occhio però…!”