Quest’anno sulla scelta della meta del nostro campeggio estivo, non ci sono state titubanze: per esaudire il desiderio del Bepi (che oramai covava da 3 anni, come il fuoco sotto la cenere) abbiamo deciso di andare sul Monte Bianco.
Nonostante le previsioni meteo non fossero delle migliori, il 3 agosto abbiamo deciso di partire ugualmente.
Nonostante le previsioni meteo non fossero delle migliori, il 3 agosto abbiamo deciso di partire ugualmente.
Arrivati a Courmayeur la vista grandiosa sul Monte Bianco e sul Dente del Gigante ci ha entusiasmati appena scesi dalle auto.
Per cercare di pianificare la nostra ascensione, siamo andati alla Casa delle Guide Alpine per avere qualche delucidazione sulle previsioni dei giorni seguenti: notizie poco confortanti ci aspettavano, perturbazioni fino a venerdì e possibile miglioramento nella giornata di sabato.
Non avevamo altra scelta, o tentare la cima il sabato o tornare a casa senza aver nemmeno messo piede su quelle candide nevi….
Nell’ attesa del bel tempo ci siamo comunque dati da fare e ci siamo cimentati su qualche via per “saggiare il granito” e abbiamo anche trovato il tempo per fare un po’ i turisti in giro per Courmayeur e Chamonix.
Giovedì notte nel buio delle nostre tende, anche la pioggia (ospite alquanto sgradita) è venuta a farci compagnia, per fortuna pero l’indomani mattina la situazione meteo era in miglioramento.
Dopo un rapido consulto abbiamo deciso di salire con la funivia fino al rifugio Torino e fare la traversata del ghiacciaio per raggiungere il rifugio Cosmiques.
Siamo arrivati al rifugio Torino carichi di entusiasmo, ci siamo preparati velocemente e abbiamo formato le cordate.
In breve abbiamo cominciato a fare i primi passi in questa immensa maestosità di bianco circondato a ventaglio da creste e guglie che si stagliavano all’orizzonte. Purtroppo le nuvole volevano divertirsi a nasconderci un po’ il paesaggio e il tragitto, ma dopo 3 ore eravamo al Rifugio Cosmiques a gustarci un thè ed una fetta di crostata, e a pregare che il tempo per l’indomani ci facesse una grazia, nonostante la temperatura fosse sotto zero, la nebbia e il nevischio del pomeriggio.
Per fortuna qualcuno deve aver ascoltato le nostre preghiere e all’una di notte quando abbiamo guardato fuori il cielo era stellato!
Per cercare di pianificare la nostra ascensione, siamo andati alla Casa delle Guide Alpine per avere qualche delucidazione sulle previsioni dei giorni seguenti: notizie poco confortanti ci aspettavano, perturbazioni fino a venerdì e possibile miglioramento nella giornata di sabato.
Non avevamo altra scelta, o tentare la cima il sabato o tornare a casa senza aver nemmeno messo piede su quelle candide nevi….
Nell’ attesa del bel tempo ci siamo comunque dati da fare e ci siamo cimentati su qualche via per “saggiare il granito” e abbiamo anche trovato il tempo per fare un po’ i turisti in giro per Courmayeur e Chamonix.
Giovedì notte nel buio delle nostre tende, anche la pioggia (ospite alquanto sgradita) è venuta a farci compagnia, per fortuna pero l’indomani mattina la situazione meteo era in miglioramento.
Dopo un rapido consulto abbiamo deciso di salire con la funivia fino al rifugio Torino e fare la traversata del ghiacciaio per raggiungere il rifugio Cosmiques.
Siamo arrivati al rifugio Torino carichi di entusiasmo, ci siamo preparati velocemente e abbiamo formato le cordate.
In breve abbiamo cominciato a fare i primi passi in questa immensa maestosità di bianco circondato a ventaglio da creste e guglie che si stagliavano all’orizzonte. Purtroppo le nuvole volevano divertirsi a nasconderci un po’ il paesaggio e il tragitto, ma dopo 3 ore eravamo al Rifugio Cosmiques a gustarci un thè ed una fetta di crostata, e a pregare che il tempo per l’indomani ci facesse una grazia, nonostante la temperatura fosse sotto zero, la nebbia e il nevischio del pomeriggio.
Per fortuna qualcuno deve aver ascoltato le nostre preghiere e all’una di notte quando abbiamo guardato fuori il cielo era stellato!
Fatta colazione, preparati e legati nuovamente in cordata siamo partiti per la nostra meta.
Usciti dal rifugio, un lungo sfarfallio di luci indicava la via, non eravamo gli unici ad aver avuto l’ambizione di tentare la cima quella notte.
Usciti dal rifugio, un lungo sfarfallio di luci indicava la via, non eravamo gli unici ad aver avuto l’ambizione di tentare la cima quella notte.
Piccozza in mano e ramponi ai piedi, abbiamo cominciato la nostra ascesa, tra crepacci, ponti di neve e seracchi che il buio della notte rendeva ancora più pericolosi. Prima di arrivare al Maudit uno strano rumore attirava la nostra attenzione: un nostro compagno aveva perso la piccozza! Cosi, causa anche il freddo pungente e un po’ di fatica, due delle tre cordate si sono ritirate.
A tentare la cima erano rimasti solo il Bepi e Gianpaolo.
Dal racconto del Bepi
“Ancora carichi di entusiasmo ed energie, nonostante il freddo e il vento che entravano in ogni pertugio, continuavamo la nostra salita, nonostante cominciasse a essere sempre più dura anche per il fatto di scoprire che l’acqua nello zaino era ghiacciata. Per fortuna che Gianpaolo, prima di partire dal rifugio aveva riempito la sua borraccia di thè caldo, che giungeva in quel momento come una manna dal cielo!
L’alba era ormai alle porte e il panorama che ci si proponeva di fronte era mozzafiato; nonostante tutto la cima era ancora là, lontana ma raggiungibile, e allora passo dopo passo, che via via si faceva più lento e stanco, cercavo ancora dentro di me e nel mio compagno, la forza e la convinzione per raggiungere la nostra meta.
A tentare la cima erano rimasti solo il Bepi e Gianpaolo.
Dal racconto del Bepi
“Ancora carichi di entusiasmo ed energie, nonostante il freddo e il vento che entravano in ogni pertugio, continuavamo la nostra salita, nonostante cominciasse a essere sempre più dura anche per il fatto di scoprire che l’acqua nello zaino era ghiacciata. Per fortuna che Gianpaolo, prima di partire dal rifugio aveva riempito la sua borraccia di thè caldo, che giungeva in quel momento come una manna dal cielo!
L’alba era ormai alle porte e il panorama che ci si proponeva di fronte era mozzafiato; nonostante tutto la cima era ancora là, lontana ma raggiungibile, e allora passo dopo passo, che via via si faceva più lento e stanco, cercavo ancora dentro di me e nel mio compagno, la forza e la convinzione per raggiungere la nostra meta.
E cosi quasi senza rendermene conto eravamo arrivati.
Per un attimo rimasi senza fiato.
Non credevo di avercela fatta!
Con le lacrime agli occhi ho abbracciato Gianpaolo e non finivo di ripetere: “C’e l’abbiamo fatta, siamo in cima”.
Lo spettacolo era fantastico e mi sembrava di essere in cima al mondo.
Ringraziando il buon Dio, mi godevo la cima”
Ringraziando il buon Dio, mi godevo la cima”
Il gruppo era formato da Giuseppe Tonas, Dattilo Roberto, Gianpaolo Cecchini, Roberto Misson, Fabrizio Ciani, Mauro Perusini e Luigi Mores.