Luogo dedicato alle attività sportive individuali, arrampicata, ginnastica dolce, cura del corpo e benessere, la sua dimensione contenuta non permette il gioco di squadra degli sport più comuni, ma la sua tensione verso l’alto richiama luoghi di riflessione di altra dimensione. La volontà di creare un luogo d’incontro e non solo di competizione finalizzato alla socialità piuttosto che al confronto, luogo che si trasforma in sala didattica, in ambito di promozione culturale, non solo della passione per la montagna, luogo di relazione e conviviale. Il contenitore della palestra è uno spazio sufficiente per ridotte attività sportive tradizionali, configurato per un numero limitato di persone legato alla sua intima dimensione, che si ritrovano in un ambiente caratterizzato dalla verticalità, dall’altezza, dalla tensione verso l’alto, uno spazio punteggiato di piccoli oggetti colorati che animano le pareti verticali, sghembe e irregolari, una moderna grotta dagli antri frastagliati nella quale si protende il cielo intenso a nord.
L’involucro esterno diviene segnale, stele infissa nel terreno, sfida da superare sino alla meta dei suoi 18 metri; le pareti saranno animate da un groviglio di funi e corde, da personaggi, che in pose asimmetriche e scomposte, si daranno appuntamento in cima. Dall’alto questo guscio scenderà verso terra prima in modo repentino, per trasformarsi in una lieve altura che lo porterà a dissolversi nel prato. Prato che sale sugli ambienti a supporto delle attività sportive, prato che porta ad un affaccio nelle viscere dell’antro, a guardargli dentro a scoprirlo, prato che diviene luogo di riposo disteso al sole, luogo per vedere gli eventi che dinnanzi gli passano, piccola platea verso un possibile spettacolo.
Il piccolo edificio si compone di pochi ambienti legati fra loro e calibrati per lo svolgimento ottimale della disciplina sportiva principale e delle attività di supporto ad essa, quale la formazione, il controllo e la gestione che trovano collocazione in tre locali che di affacciano sulla sala di arrampicata. L’ingresso, sul fronte ovest, al quale si arriva da un percorso pedonale che collega il nuovo impianto alla “maxi palestra” esistente, distribuisce alla sala di arrampicata, agli spazi di supporto, al posto di primo soccorso e ai servizi igienici, organizzati in due bagni, uno dei quali dimensionato per disabili e dotato di doccia. La configurazione in due bagni, quello femminile accessibile, è suggerita dalla guida alla progettazione accessibile e funzionale edita dalla Regione che sconsiglia di individuare un bagno riservato evitando che rimanga chiuso o adibito a deposito. Chiudono la composizione un locale di deposito per le attrezzature sportive e la centrale termica.
Per favorire la mobilità e garantire l’accessibilità dell’area e della struttura, attraverso la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo, in conformità al DM 236/1989 e al DPR 503/1996 si prevede l’integrazione dei percorsi con segnali tattili posati a terra. Considerando che il marciapiede esistente che verrà integrato, dagli spogliatoi esistenti alla nuova struttura e la pista in terra battuta dotata di cordoli, si possono considerare come guide naturali che conducono lungo un percorso privo di pericoli, si prevede la realizzazione a terra di aree tattili specifiche atte a segnalare a ipovedenti l’imbocco del percorso di accesso e i cambi di direzione per raggiungere agevolmente l’accesso alla nuova palestra e agli spogliatoi che verranno anch’essi opportunamente segnalati.
Dal progetto preliminare al definitivo, differenti soluzioni progettuali
La differenza più evidente è morfologica, la forma dell’involucro è stata modificata per diverse ragioni di seguito evidenziate. Nella prima soluzione le pareti est e ovest di calcestruzzo erano parallele e uguali ed entrambe raggiungevano la massima altezza, ora solo la parete ovest è in calcestruzzo e raggiunge un’altezza di circa 10 metri, mentre l’altra è realizzata con un telaio in legno lamellare per arrivare ad un altezza utile interna (all’orditura secondaria) di 18,30 metri. Ne consegue da questa alterazione che la copertura si deforma e si scompone in tre falde triangolari che degradano con differenti pendenze; la forma dell’involucro, prima abbastanza rigida, si arricchisce ed acquista un carattere dinamico. Semplificazione strutturale ed operativa, maggiore sostenibilità nell’uso dei materiali: le due pareti in calcestruzzo ponevano problematiche costruttive complesse, piuttosto che arrivare solo fino a 10 metri con una sola parete; l’altra diviene un telaio in legno da realizzare fuori opera e da montare, usando al contempo un materiale sostenibile per eccellenza. Semplificazione tradotta anche in uno schema statico ottimale che richiede dimensioni minori di fondazioni, dove il setto ovest, irrigidito dal nuovo piccolo corpo sporgente (che contiene il boulder e il vano tecnico) e dalla parete nord, fanno da vincolo rigido al quale si connettono la copertura e la parete est. La diminuzione del volume interno di circa 1000 metri cubi migliora notevolmente il rapporto di forma nella determinazione del fabbisogno energetico del sistema. Migliora anche il supporto per le pareti di arrampicata che richiederanno un telaio semplificato per la realizzazione di parti strapiombanti perché la copertura diviene la naturale prosecuzione di una delle pareti.
Si complica invece la struttura principale della copertura, ma ne diviene un valore aggiunto nella percezione interna ed esterna della forma; la falda si scompone in tre parti e questo deve far ripensare alla scelta dei pannelli fotovoltaici. L’orientamento rimane buono, ma si presentano due falde con pendenze differenti e di forma triangolare che non si prestano in modo ottimale nel posizionamento di pannelli rettangolari; considerando comunque che il costo a Kw di potenza installata è simile per le diverse tecnologie, la scelta estetico-prestazionale può essere spostata al progetto esecutivo senza compromettere la valutazione economica.
Compare in questa versione un nuovo piccolo corpo sul fronte ovest che accoglierà due funzioni distinte: un vano tecnico per le attrezzature e le macchine degli impianti e il boulder, spazio di altezza contenuta a circa 3 metri, attrezzato con materassi a terra dedicato all’allenamento individuale che consente la prova di situazioni di grande difficoltà in assoluta sicurezza.
Un’importante scelta innovativa riguarda la tipologia dell’impianto per la produzione di calore, volendo perseguire la strada dell’indipendenza dalle fonti energetiche non rinnovabili è stato messo a punto un sistema integrato fotovoltaico-geotermico che consente di produrre la necessaria potenza termica sfruttando il potere calorico e lo scambio termico del terreno, in particolare dell’acqua di falda che le sonde geotermiche a circuito chiuso intercettano nel sottosuolo. La necessaria pompa di calore con elevatissimo rendimento viene alimentata dall’energia elettrica generata dall’impianto fotovoltaico, che provvede anche al fabbisogno di illuminamento.
Data la resistenza dell’ente gestore della rete elettrica alla ripartizione dell’energia, prodotta in eccesso, ad altre utenze riferite allo stesso soggetto è necessario dimensionare il campo fotovoltaico sul consumo reale del nuovo fabbricato, in sostanza prevedere l’autoconsumo senza sovrapproduzione, oppure integrare la nuova struttura all’utenza del palazzetto così che l’eventuale sovrapproduzione possa essere indirizzata a sopperire, anche se parzialmente, alle necessità energetiche dell’impianto sportivo esistente.
Verso un edificio a costo zero
La nuova sensibilità verso il contenimento dei consumi energetici, la produzione di energie alternative, verso la realizzazione di fabbricati che riducano al minimo i costi di gestione sono le ragioni di alcune novità di grande rilievo che compaiono nella proposta di questo fabbricato: la realizzazione della copertura con pannelli fotovoltaici che garantisce la produzione dell’energia per il fabbisogno dell’impianto sportivo; la valutazione sulle tecnologie da adottare, a parità di costi, tiene conto della nuova configurazione delle falde della copertura e delle rispettive prestazioni. Una soluzione individua nella tecnologia CIS un’eccellente relazione prezzo/prestazione: il contenuto coefficiente di temperatura produce buona potenza anche a temperature elevate, la sensibilità alla luce diffusa è marcata, mentre le cellule disposte verticalmente evitano perdite di potenza dovute all’effetto ombra, infine le aree di produzione possono essere differentemente orientate senza produrre scompensi. L’altra soluzione identifica il pannello a film sottile in silicio amorfo che ha caratteristiche simili e grande versatilità di posa che garantisce una perfetta integrazione con la copertura.
In ragione di questo prezioso valore aggiunto il fabbricato è stato configurato (non solo forma quale espressione di un valore collettivo, sopra accennato) nel modo più efficace per ottimizzare l’assorbimento delle radiazioni solari e la sua copertura è inclinata verso sud di circa 50° così che il pannello solare non richieda ulteriori sottostrutture per l’orientamento. Una riflessione è doverosa in riferimento al costo dell’impianto fotovoltaico che la produzione e autoconsumo di energia elettrica ripagherà nel tempo; considerando il consumo stimato di 13000 Kw e le attuali tariffe elettriche (destinate ad aumentare in funzione del prezzo del petrolio) il risparmio previsto si attesta indicativamente in 3.300 €/anno.
L’impianto per la produzione del calore con sonde geotermiche rende estremamente efficiente l’uso della pompa di calore e lo sfruttamento dell’energia prodotta dal fotovoltaico, realizzando una sinergia ottimale per rendere indipendente il fabbricato dalla necessità di fonti di energia non rinnovabile; si prevede l’installazione inoltre di un pannello solare termico che possa compensare il sistema o in alternativa di una caldaia a condensazione per eventuali sovraccarichi di fabbisogno energetico che si configura unicamente come fonte energetica di emergenza.
Nella direzione del risparmio energetico vanno anche le scelte migliorative per la protezione dell’involucro edilizio: aumento degli spessori di isolamento termico, migliori prestazioni dei serramenti che faranno di questo fabbricato un edificio a basso consumo sempre in relazione alla capacità di spesa per intervenire in modo efficace su questi elementi. Infine l’orientamento verso la tipologia di impianto di riscaldamento radiante a pavimento è finalizzata anch’essa al contenimento dei consumi, sicuramente più oneroso nell’investimento iniziale, ma garante di migliore comfort ambientale e di consumi ridotti; vista la natura e l’uso mutevole dello spazio della palestra, questa tipologia di impianto è l’unica a garantire un efficace percezione del calore nella parte bassa, entro i primi due metri, senza disperdere inutilmente energia per il riscaldamento dell’intero volume, in sostanza la trasmissione del calore avviene per irraggiamento con minimo riscaldamento dell’aria.
L’illuminazione naturale preferenziale entra da una vetrata a tutta altezza a nord così da impedire effetti di abbagliamento e avere una luce costante durante l’arco della giornata, l’apertura orientata a sud è invece più bassa, calibrata in modo tale che l’irraggiamento estivo non possa penetrare l’involucro, mentre quello invernale apporti i benefici calorici dei raggi solari con bassa inclinazione. Le grandi dimensioni garantiranno un’efficace illuminazione naturale diurna in ogni momento dell’anno, mentre lampade a basso consumo forniranno l’illuminazione artificiale quando necessaria. Le vetrate avranno caratteristiche a taglio termico con vetri basso-emissivi che impediscono alle radiazioni termiche di disperdersi all’esterno.
La circolazione dell’aria in tutta la struttura sarà per convezione naturale favorita dall’altezza dell’involucro e dal gradiente termico che in essa si genera. L’azione combinata dell’irraggiamento solare, del calore interno e del vento (se presente) genera una depressione nel sistema di circolazione dell’aria che permette all’aria calda e viziata di fuoriuscire dalle aperture poste nella parte alta della vetrata a nord. Non sarà necessaria l’installazione di un impianto di ventilazione e di condizionamento perché l’effetto così innescato garantirà il ricambio necessario dell’aria e raffrescherà l’interno nel periodo estivo.
Un ulteriore fattore di sostenibilità è individuabile nella scelta di realizzare la maggior parte dell’involucro del corpo della palestra in legno e nell’uso di materiali isolanti in fibra minerale ad alta densità, in particolare sulla copertura per garantire anche un adeguato sfasamento e smorzamento dell’onda termica.
Nella ricerca sulla forma architettonica grande attenzione si è voluta porre sull’inserimento ambientale, alquanto difficoltosa vista l’altezza richiesta dalla palestra e dall’impossibilità di andare in profondità, la tensione è stata quella di ricercare una mediazione tra il terreno mantenuto a prato e l’involucro della palestra; la parte bassa viene ricoperta da una collina artificiale che permette al prato di proseguire al di sopra, divenire copertura verde e luogo di transito, d’incontro, nuovo punto di vista per guardarsi attorno, piccola platea per eventuali spettacoli.
L’obiettivo è andare verso un edificio a “costo zero” nella gestione delle risorse energetiche, l’energia prodotta verrà impiegata nel funzionamento di questo impianto, se il bilancio energetico tra il consumo e la produzione risultasse più favorevole l’energia in eccesso potrebbe essere utilizzata per alimentare anche gli impianti sportivi adiacenti.
Le tecniche costruttive adottate sono di tipo tradizionale, strutturalmente si fa riferimento al calcestruzzo e al legno lamellare, la complessità del manufatto risiede nella sua altezza, senza elementi intermedi di irrigidimento, che raggiunge quota 20 metri; lo schema statico ipotizzato definisce una struttura resistente in cemento armato, la parte ovest della palestra, che irrigidisce l’intero involucro vincolando a se, attraverso la copertura, anche il fronte est, costituiti da un telaio in travi lamellari, da controventi in legno e dal tavolato preverniciato.
I materiali percepiti all’esterno saranno dunque calcestruzzo grezzo, non particolarmente curato, per la facciata ovest e parte di quella nord, nella porzione d’angolo, superfici che potranno divenire supporto per l’arrampicata esterna; scandole in alluminio preverniciate colore ardesia o grigio antracite rivestiranno invece la facciata est a protezione della parte realizzata in legno; alluminio preverniciato grigio metallizzato per il manto di copertura costituita da nastri aggraffati sui quali sarà integrato il campo fotovoltaico. L’involucro, inizialmente compatto e pesante si scompone e alleggerisce, assume dinamismo nella deformazione del volume. Il macigno di partenza viene disgregato, ne rimane la percezione dimensionale e ideativa, ma esso viene tradotto nell’aggregazione delle diverse facce, diversamente trattate dalla luce.
In alluminio a taglio termico con vetro basso emissivo sono i serramenti, le chiusure trasparenti dell’involucro, sia della palestra che del corpo basso, le parti cieche avranno un rivestimento in legno o alluminio di colore scuro.
Il basso volume della collina viene trattata con intonaco bianco per distinguerlo in modo evidente dal volume che lo sovrasta, dalla collina si penetra nell’antro, il movimento, il confrontarsi di questi elementi dev’essere suggerito in primo luogo dalla relazione morfologica fra essi. Si viene condotti dal prato che sale al centro dello spazio frastagliato modellato dalle pareti di arrampicata, in pannelli multistrato fissati alla sottostruttura in acciaio che sarà realizzata in una seconda fase.
Le pavimentazioni interne, sono in parquet industriale, ideale per tutte le attività ginniche; quelle esterne sono in cemento lisciato in continuità con quelle esistenti così da mantenere l’uniformità dello spazio urbano.